Può il progresso non regolamentato delle biotecnologie rivelarsi una minaccia per la nostra libertà e per il futuro dell’umanità?
Il progresso tecnologico nell’ambito del bios o materia vivente ha raggiunto una velocità non più intellegibile alla persona comune. Se a questo aggiungiamo la normale impossibilità del cittadino di comprensione dei meccanismi di azione e, di conseguenza, dei fini possibili di queste tecnologie, capiamo anche la necessità che si torni ad un controllo diffuso di tali tecnologie. Queste, infatti, potrebbero minacciare la sussistenza della razza umana, trasformando l’umanità in soggetti con capacità involute a minus habens, ad una “mandria” indifferenziata ed indifferente.
E tutto ciò alla mercé di una élite che ne detiene i mezzi e le risorse.
Per rendere accessibili queste problematiche, analizziamo di seguito gli aspetti bivalenti di alcune biotecnologie anche in relazione alla Legge 19 maggio 2022 n. 66 che ha reso il CGEB – INTERNATIONAL CENTRE FOR GENETIC ENGINEERING AND BIOTECHNOLOGY (Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologie) di Trieste, un biolab praticamente con status giuridico extraterritoriale, sia in relazione alle strutture mobili e immobili, che per il suo personale.
Fondamentalmente prendiamo in considerazione quattro campi di attività dei biolab e le ricadute tecnologiche negative che ne potrebbero derivare.
Il Vaso di Pandora.
Effettivamente la Convenzione Internazionale sulle armi Biologiche, non proibisce le armi biologiche. Un paradosso?
Non del tutto perché Deborah G. Rosenbaum, l’Assistente Segretario alla Difesa degli Stati Uniti per i programmi di difesa nucleare, chimica e biologica (ASD(NCB)), ha testimoniato alla sottocommissione della Camera per l’intelligence e le operazioni speciali il 1 aprile 2022, precisando che “possiamo affermare inequivocabilmente che non ci sono armi biologiche offensive nei laboratori ucraini in cui sono stati coinvolti gli Stati Uniti”.
Con questa dichiarazione, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha affermato chiaramente che non ci fossero armi biologiche offensive nei biolab in cui gli Stati Uniti si erano trovati coinvolti.
Questo inciso chiarisce la sussistenza di una distinzione tra armi biologiche offensive e difensive, e la preoccupazione di escludere qualsiasi presenza delle prime.
Infatti,lo sviluppo e, persino, lo stoccaggio di armi biologiche è consentito dall’articolo I della Convenzione sulla proibizione dello sviluppo, produzione e stoccaggio di armi batteriologiche (biologiche) e tossiche e sulla loro distruzione (BWC). Questa trattato internazionale ammette che lo sviluppo, la produzione e lo stoccaggio di armi biologiche difensive siano perfettamente legali. (01)
Tuttavia, vi sono diversi modi in cui si possa utilizzare la moderna biotecnologia per aggirare sia la BWC che la CWC e produrre nuovi agenti con effetti profondi e devastanti.
1 – Neural Network Disruptors (NND) – Perturbatori Della Rete Neurale
I neuroni umani e le sinapsi sono “dispositivi” elettrochimici che costituiscono la base dei nostri sensi, cognizione e impulsi motori.
Il nostro sistema nervoso autonomo regola anche innumerevoli aspetti fisiologici su cui non esercitiamo un controllo cosciente.
Naturalmente, a causa del ruolo vitale del tessuto nervoso nel corretto funzionamento del nostro corpo, questi tessuti sono stati spesso bersaglio di armi chimiche utilizzate in conflitti internazionali (per fare un esempio noto i c.d. agenti nervini).
Gli agenti nervini come il Sarin (gas utilizzato in attacchi terroristici) agiscono inibendo gli enzimi dell’acetilcolinesterasi, portando a un accumulo di acetilcolina e alla successiva paralisi del diaframma e del muscolo cardiaco, con conseguente insufficienza respiratoria e, infine, arresto cardiaco.
Negli ultimi anni, oltretutto, è emersa una nuova classe di agenti poco conosciuta;
i Perturbatori Neurali a Nanoparticelle (NND). (02)
Nonostante possano essere utilizzate per scopi benefici, le nanoparticelle sollevano anche non pochi rischi per la salute e problemi di tossicità.
Per comprendere meglio il profilo di sicurezza delle nanoparticelle, sono stati fatti diversi tentativi per comprendere se le stesse causino effetti collaterali o effetti tossici.
È stato dimostrato che i nanomateriali possiedono superfici altamente attivate in grado di indurre agenti cancerogeni, mutageni o reazioni pericolose per la salute.
Inoltre, è stato riportato che nanoparticelle come i nanotubi di carbonio inducono fibrogenesi su substrati nanostrutturati.
A ciò si aggiunga che le nanoparticelle sono 100 volte più piccole dei normali globuli rossi che, come dimensione normale misurano dai 6-8 micrometri di diametro, il che aumenta il potenziale di interazione.
Ci sono prove che queste interagiscano con proteine, DNA, cellule polmonari e virus.
L’ipotesi attuale è che le nanoparticelle come la silice, presenti come idrofile, idrofobiche o addirittura anfifiliche, possano essere assorbite dalle membrane delle cellule stesse (anche quelle neuronali). Pertanto, è fondamentale comprendere l’interazione delle nanoparticelle con le cellule viventi e altri sistemi biologici, in particolare con il sistema nervoso centrale (SNC).
È noto che l’emivita biologica della nanoparticella come l’argento nel SNC è più lunga di quella di altri organi, suggerendo che potrebbero esserci alcune funzioni fisiologiche compromesse, con conseguenze e rischi significativi per il cervello a causa dell’esposizione prolungata.
Inoltre, sono stati valutati anche gli effetti delle nanoparticelle sulla barriera emato-encefalica (BBB) ed è stato riscontrato che la somministrazione di nanoparticelle di Ag, Cu o Al/Al2O3 ha mostrato una funzione BBB interrotta e l’induzione di edema cerebrale. (03)
Parlando, poi, delle sinapsi, che sono specializzazioni anatomiche che agiscono come interfacce funzionali nel Sistema Nervoso Centrale (SNC) tra i neuroni, vengono richiamati i cambiamenti dinamici nella funzione sinaptica, definiti plasticità sinaptica, che sono cruciali per l’apprendimento e la memoria.
Più recentemente, i meccanismi patologici che coinvolgono la plasticità sinaptica disfunzionale sono stati implicati in diverse malattie del cervello, dalla demenza ai disturbi d’ansia.
Il disturbo post-traumatico da stress (PTSD), infatti, deriva dall’ipereccitabilità dei neuroni nel nucleo laterale del complesso dell’amigdala (LA).
E’ necessario precisare che i nanomateriali come nanoparticelle, nanonastri, nanofili e nanotubi variano notevolmente nei loro effetti biologici a seconda degli elementi di cui sono fatti.
È facile sentire la parola ‘nanoparticelle’ e presumere che siano tutte la stessa cosa, quando non lo sono.
Le possibili configurazioni dei nanomateriali sono quasi illimitate.
Le nanoparticelle lipidiche del tipo utilizzato per la trasfezione genica (meccanismo per cui il contenuto della particella lipidica, di solito uno spezzone di molecola genica, viene riversato all’interno del citoplasma; es: nei “vaccini” ad acido nucleico mRNA) sono per lo più degradabili, essendo composte da un lipide PEGilato che si fonde prontamente con le membrane cellulari e dovrebbe depositare il contenuto del liposoma nella cellula.
Altri tipi di nanoparticelle, come quelle fatte di carbonio, silicio, oro, argento, seleniuro di cadmio o arseniuro di gallio, hanno proprietà elettriche ed effetti biologici/tossicologici differenti.
Molte nanoparticelle di metallo, carbonio o silicato, sono persistenti, resistono alla degradazione e possono innescare un’infiammazione continua, proprio come l’asbestosi o la silicosi.
Alcune nanoparticelle sono così piccole – anche molto più piccole dei virus – che possono creare pori nelle membrane cellulari, alterare le proprietà elettriche delle cellule o persino integrarsi con le strutture intracellulari.
Tutto questo se combinato con la politicizzazione delle neuroscienze, porta con se un incredibile “potenziale di abuso”.
Ad esempio, l’ossido di grafene iniettato nel cervello dei ratti ha ridotto la plasticità sinaptica dell’amigdala, intorpidendoli efficacemente e rendendoli insensibili a nuovi stimoli.
Ciò ha compromesso le capacità di elaborazione delle minacce per i topi stessi. In altre parole, la minaccia viene avvertita, ma non fa seguito la normale reazione.
Tenendo presente questo effetto, gli scienziati hanno predisposto un possibile trattamento per il disturbo da stress post-traumatico, il PTSD.
Tuttavia, queste scoperte sulla inibizione della elaborazione di naturali reazioni da parte del soggetto trattato, hanno portato ad una possibile e più pericolosa applicazione delle neuro-nanotecnologie che possa coinvolgere l’uomo ed essere utilizzata per il controllo delle masse. (04)
Sappiamo che il controllo delle masse è da sempre il sogno proibito di qualsiasi classe dominante.
Gli studi di neuroimaging suggeriscono che a livello morfologico e fisiologico si notino differenze tra il cervello di un conservatore e un liberale, a livello dell’amigdala, nell’insula e nell’ACC (corteccia cingolata anteriore).
Il solo interesse per la politica aumenterebbe l’attività nell’amigdala e nello striato ventrale; inoltre codificando la preferenza del partito si nota l’attivazione dell’insula bilaterale e dell’ACC.
In altre parole, l’adesione ad una ideologia politica implicherebbe non solo una reazione specifica, ma anche delle differenze morfologiche e fisiologiche a livello cerebrale.
Ad esempio, uno studio in risonanza magnetica (MRI) su 90 giovani adulti ha evidenziato che i conservatori, rispetto ai liberali, presentano una maggiore quantità di materia grigia nell’amigdala destra,
Alcuni neuroscienziati ritengono che i cervelli dei conservatori rispetto ai liberali siano fisicamente diversi, in modo tale che i liberali facciano più affidamento sulla corteccia cingolata anteriore, che governa l’attenzione, l’anticipazione della ricompensa, la moralità, il controllo degli impulsi e le emozioni, mentre i conservatori si affidino all’amigdala, che è la parte del cervello che governa la paura, l’ansia e le risposte aggressive agli stimoli avversi.
Se così è, cosa succederebbe se un “bioeticista” sostenesse che possa essere moralmente accettabile (e non invalidante o dannoso) disabilitare in parte l’amigdala delle persone, per ridurre le risposte di paura neurologica coinvolte in comportamenti bigotti, intolleranti o immorali?
In realtà, questa non è una domanda ipotetica. E’ già stato affermato.
Oltretutto, sostenendo che dovrebbe essere fatto all’insaputa o senza il consenso del soggetto. (05)
Alcuni teorici sostengono che il biopotenziamento morale (MBE: Moral Bio Enhancement) dovrebbe non solo essere obbligatorio, ma che è moralmente preferibile che l’MBE sia obbligatoriamente somministrato senza che i destinatari sappiano che stanno ricevendolo.
Questo perché trattandosi di una questione di “salute pubblica” dovrebbe essere governata dall’etica che “sovrintende” la salute pubblica stessa.
In particolare, un programma obbligatorio occulto promuoverebbe valori come libertà, servizio, uguaglianza e autonomia molto meglio di un programma “palese”, cioè noto alle masse.
Tornando al focus iniziale, ci sono trattati che impediscono l’uso di armi chimiche e biologiche per mutilare e uccidere (le c.d. offensive bioweapons).
Non ci sono, tuttavia, trattati che impediscano l’uso di “armi” chimiche e biologiche che manipolino il comportamento politico o i valori morali delle popolazioni, prendendo di mira strutture specifiche nei loro cervelli con nanoparticelle.
Da ciò si pone il problema di un ipotetico scenario conseguente.
L’MBE o biopotenziamento morale (occulto) potrebbe non sembrare un’arma, ma lo è.
Supponiamo di aver distribuito con vari mezzi (alimenti, inoculi, aerosol) NND(Perturbatori della Rete Neurale) su Mosca o San Pietroburgo: la gente improvvisamente inizierebbe a credere che il governo russo sia profondamente immorale e degno di essere rovesciato violentemente, iniziando una rivolta.
Il punto è che “rafforzare moralmente” (cit.) i cittadini di alcuni paesi potrebbe causare attriti politici e sociali tali da indurre a conseguenze incontrollabili, anche inizialmente l’obiettivo posto fosse stato militare (ad esempio deporre un dittatore o lacerare il tessuto sociale di una potenza rivale).
Questa manipolazione del comportamento umano potrebbe portare una popolazione ad agire contro i propri interessi, facendo a pezzi le stesse istituzioni e infrastrutture su cui fanno affidamento nella loro vita quotidiana.
In breve, la c.d. arma MBE, che è incruenta nel suo effetto immediato (cioè che non provoca danni fisici evidenti al soggetto), può essere estremamente crudele e letale nel suo effetto a lungo termine, quando il soggetto subisca gli effetti della deprivazione materiale e del crollo della società a causa di azioni su cui non ha alcun controllo cosciente.
Interessante è ciò che aggiunge in merito alla MBE Armin Krishnan, che ha scritto ampiamente sull’argomento, come si articola in questa recensione del suo libro indicata in nota.( 06)
2 – Modifica genica con CRISPR
CRISPR-Cas9 è un metodo di modifica dei geni nelle cellule eucariotiche ideato alcuni anni fa.
Si basa sulla funzione di una proteina, presente nei batteri dello streptococco, che viene utilizzata per riconoscere e attaccare il materiale genetico dei batteriofagi scindendo il DNA estraneo.
I ricercatori hanno scoperto che le nucleasi Cas9 possono essere caricate con un RNA guida e inviate per scindere parti specifiche del genoma di una cellula eucariotica, come un paio di forbici molecolari guidate da laser. Questa tecnica sta già vedendo un ampio utilizzo in contesti biotecnologici.
Al di là della difficoltà di tradurre in termini semplici questa tecnica, ciò che rileva è che tale tecnica potrebbe essere essere usata per ingegnerizzare cellule e tessuti umani, aggiungendo geni che codificano proteine completamente sintetiche, non presenti in natura, con particolari conseguenze che proviamo a spiegare.
2b – Progettazione di proteine
Le proteine sono uno degli elementi costitutivi fondamentali di tutte le forme di vita, costituiti da catene di amminoacidi che si ripiegano su se stesse in varie forme.
Tuttavia, dedurre come si piegano le proteine è una seria sfida computazionale, perché può essere affrontata solo con l’utilizzo di mezzi informatici.
Molti anni e una grande quantità di tempo da parte dei supercomputer (e di supercomputer distribuiti) sono stati dedicati a questo compito, e ora siamo sul punto di progettare proteine completamente nuove da zero.
Poiché l’ingegneria proteica è al di là della capacità mentale della maggior parte degli esseri umani, a causa delle numerose interazioni altamente complesse che si trovano in queste molecole, gli scienziati stanno ora utilizzando approcci iterativi basati sull’apprendimento automatico e computazionale per la progettazione delle proteine sintetiche stesse.
Ciò ha portato alla creazione di un campo completamente nuovo noto come CPD (Computational Protein Design), o Progettazione Computazionale Di Proteine. (07)
Il design delle proteine mira a consentire la “costruzione personalizzata“di proteine a piacimento, per compiti specifici, senza attendere l’evoluzione.
La progettazione delle proteine è un problema che diventa sempre più facile man mano che la legge di Moore avanza, e questo compito ad alta intensità di calcolo viene svolto da computer sempre più sofisticati.
Cosa si potrebbe fare con il design delle proteine?
Ci sono proteine nell’uomo e negli animali che svolgono una serie infinita di funzioni, dall’assemblaggio e il taglio degli acidi nucleici (polimerasi e nucleasi), al taglio di altre proteine (enzimi proteolitici), alla trasmissione di segnali al corpo (recettori legati alla membrana).
Il design delle proteine è il design della vita. È uno strumento immensamente potente.
Ma è anche un mezzo per creare nuove “armi”, ad esempio attraverso la tecnologia DREADD.
2c – DREADD
Fondamentalmente tutte le cellule umane hanno vari tipi di recettori sulla loro superficie che svolgono varie funzioni, in particolare ricevendo segnali da altre cellule sotto forma di interazioni recettore-ligando, ovvero uno specifico sito (recettore) su cui si innesta una specifica molecola (ligando).
Il DREADD che è un acronimo che sta per Designer Receptor Exclusively Activated by Designer Drugs è una tecnologia che consta di a) recettore sintetico, (Designer Receptorcioè una proteina legata alla membrana cellulare) che risponde solo a un b) ligando sintetico, (una specifica molecola – di solito un farmaco – Designer Drugs) che viene introdotto nell’organismo. Il recettore sintetico non è attivato da nessun prodotto endogeno generato dall’organismo stesso, ma esclusivamente da sostanze introdotte nel corpo. (08)
Sarebbe possibile manipolare il cervello di qualcuno usando la tecnologia DREADD?
Si dovrebbe trasfettare (introdurre in una cellula acidi nucleici liberi) le cellule cerebrali con materiale genetico, inducendo i ribosomi dei neuroni a produrre una specifica proteina, o introducendo neuroni già geneticamente modificati nel cervello.
Quindi, attivarli è semplice: basta somministrare al soggetto la sostanza sintetica specifica (il ligando – Designer Drugs) che si legherà ai recettori specifici posti a livello della membrana cellulare (recettore sintetico – Designer Receptor) .
Si può fare aggiungendo il tale ligando sintetico, di solito un farmaco, ad esempio, alla rete idrica, o al cibo del soggetto, senza che nessuno se ne accorga (a meno che non si stiano testando campioni di laboratorio e cercando specificamente quel farmaco stesso).
La tecnologia DREADD fa parte di ciò che si viene definito chemogenomica: si riferisce a l’ingegnerizzazione di recettori proteici per rispondere a molecole precedentemente non riconosciute.
Delle chiavi esterne al corpo per specifiche serrature nel corpo stesso legate alla membrana cellulare.
Gli strumenti chemogenomici ideali non rispondono ai ligandi nativi, ovvero a sostanze biochimiche endogene, ma sono progettati per rispondere a molecole che sono solo riconosciute da specifici siti posti sulla membrana di particolari cellule dell’organismo (di solito cellule neuronali), consentendo quindi un controllo preciso sulla popolazione cellulare a cui sono mirati.
Controllando (tramite la tecnologia DREADD) la distribuzione dei recettori sintetici nel tessuto cerebrale del soggetto, si potrebbe usare una sostanza chimica che si lega a quei recettori (il ligando sintetico) per attivare specifiche regioni del cervello rispetto ad altre, come le regioni del cervello che governano emozioni specifiche, come l’amigdala per l’ansia, o i centri di ricompensa per l’euforia. Di solito si usano appunto designed drugs, ovvero molecole farmaceutiche specificamente ingegnerizzate. Un aspetto notevole dell’ingegnerizzazione del ligando o molecola sintetica introdotta è dato dalla perfetta “trasparenza” della molecola stessa, ovvero l’organismo non reagirà in alcun modo alla sua presenza.
In altre parole, il soggetto diventerà l’inconsapevole schiavo di chi somministra il farmaco.
3 – La Bio Fabbricazione in Vivo
Con alcuni nuovi tipi di biotecnologie, potrebbe essere possibile “stampare” nuove strutture all’interno del corpo utilizzando processi biologici.
Prendiamo, ad esempio, la ricerca di Ehud Gazit sull’uso di unità amiloidi ripetute per assemblare strutture artificiali, a cui fa capo anche la Comunità europea con il team BISON (09)
I peptidi sono i frammenti più piccoli delle proteine, composti da pochi moduli di amminoacidi che, come le proteine stesse, hanno sviluppato funzioni specialistiche, tra cui l’attività antimicrobica, ormonale e di segnalazione. Le nanostrutture amiloidi peptidiche e proteiche autoassemblate sono state tradizionalmente considerate solo come aggregati patologici implicati nelle malattie neurodegenerative umane. Ad esempio i prioni noti nella malattia della “mucca pazza”.
In tempi più recenti, queste nanostrutture hanno trovato applicazioni interessanti come materiali avanzati in biomedicina, ingegneria dei tessuti, energie rinnovabili, scienze ambientali, biotecnologie e scienze dei materiali, solo per citare alcuni campi.
Studi recenti hanno rivelato che diversi aggregati proteici naturali possiedono proprietà ottiche semiconduttive intrinseche. Strutture autoassemblate fatte di peptidi molto corti, inclusi frammenti di tali proteine, possono anche avere proprietà semiconduttive intriganti perché i loro gap di banda sono paragonabili a quelli dei materiali convenzionali, ovvero si parla di elettronica organica. Dei veri e propri semiconduttori biologici..
In virtù della loro sintesi semplice e a basso costo, nonché della loro facilità di modulazione rispetto alle loro controparti più grandi, questi semiconduttori peptidici autoassemblati possono servire come candidati per nanostrutture funzionali interdisciplinari avanzate.
Se si potessero assemblare semiconduttori nei corpi delle persone a partire dall’amiloide in modo ordinato e regolato, si potrebbero assemblare i componenti di un vero e proprio biocomputer all’interno del corpo di qualcuno e controllarlo in remoto.
È una strana coincidenza che le proteine di SARS-CoV-2 siano altamente amiloidogeniche.
Conclusioni
Le persone sono abituate a pensare alla vita come a una categoria speciale dell’essere, con un significato spirituale al di sopra e al di là di quello di altre forme di materia animata.
Può darsi che la vita non sia mera materia, ma sembra che dal punto di vista della biologia sintetica, della nanotecnologia e di altre forme di biotecnologia avanzata, non sia così.
Gli esseri umani e altre forme di vita sono fondamentalmente un tipo di robot morbido molto complicato e autoreplicante fatto di lipidi, proteine, DNA e così via.
Da quel punto di vista, se si può assumere il controllo del linguaggio di programmazione della vita – i geni e le loro proteine risultanti – oltre a manipolare il comportamento delle cellule organiche su scala nanometrica, allora si possono “hackerare” gli organismi viventi e alterare il loro comportamento e funzionalità affinchè agiscano in maniera più “desiderabile” per chi li vuole comandare.
Un essere umano manipolato geneticamente e bionanotecnologicamente si comporterebbe come un prodotto ingegnerizzato, incapace di libero arbitrio o ribellione contro un sistema ingiusto.
Suona inverosimile?
Immaginiamo di aver ingegnerizzato geneticamente degli embrioni umani in modo tale che, una volta maturati, tutte le linee cellulari rilevanti nel loro corpo esprimano già vari tipi diversi di recettori sintetici a livello di membrana cellulare (tecnologia DREADD). Oltre a questo supponiamo di aver dato loro una tolleranza genetica intrinseca alle nanoparticelle o alle molecole sintetiche (ligandi) che ricevono le RF (radiofrequenze) nel citoplasma delle loro cellule senza indebite reazioni infiammatorie o ossidative.
Un tale essere sarebbe incapace di fare altro che accettare i termini della propria schiavitù.
I suoi creatori avrebbero il controllo completo sui suoi pensieri, emozioni e tendenze comportamentali.
La sua biologia diventerebbe un libro aperto.
Se vaste fasce dell’umanità venissero modificate in questo modo, allora non ci sarebbe alcuno slancio per resistere al sistema; nessuno si potrebbe rendere conto che ci sia qualcosa che lo determina altrove.
Le persone non modificate, che esprimessero opinioni contrarie ai dettami del sistema, sembrerebbero “diverse” o, peggio ancora, pazze rispetto alla massa “rettificata”.
È l’ultima forma di “cattura regolamentata”, basata sulla cattività di un’intera specie intelligente.
Per riassumere: ci sono leggi e trattati che proibiscono di uccidere con un’arma biologica o chimica.
I governi ostentano sempre quelle leggi e quei trattati.
Non ci sono leggi che vietino specificamente il controllo mentale, o privino gli esseri umani del libero arbitrio a livello biologico.
È un Far West: un punto cieco regolamentare, una lacuna nella legge.
Servono dei limiti effettivi per la difesa dei diritti umani, per la protezione contro il mind hacking e il furto di dati cerebrali e del controllo del pensiero.
La domanda che ci dovremmo porre è se il nostro attuale quadro giuridico sui diritti umani sia ben attrezzato per affrontare questa nuova tendenza nella neurotecnologia e delle biotecnologie in generale.
Dopo aver esaminato i diritti in vigore oggi, possiamo concludere che occorre fare di più per proteggere le persone.
Può darsi che la maggior parte della gente trovi l’idea di una tale tecnologia ridicola o tecnicamente irrealizzabile (non lo è né l’una nél’altra), inducendo così ad abbassare la guardia.
O, in realtà, i governi stanno già pianificando di utilizzare questa tecnologia per il controllo sociale e non vogliano porre ostacoli reciproci.
Molte di queste tecnologie hanno usi terapeutici benefici, nelle mani giuste, ma – a causa del loro potere di influenzare gli organismi viventi a livello molecolare fondamentale- nelle mani sbagliate possono indurre a conseguenze disastrose.
Occorre un movimento per la preservazione della dignità umana di fronte ai rapidi progressi biotecnologici. Sicuramente la Legge 19 maggio 2022 n. 66 che ha reso il CGEB – INTERNATIONAL CENTRE FOR GENETIC ENGINEERING AND BIOTECHNOLOGY (Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologie) di Trieste un biolab privilegiato non va nella direzione favore della sicurezza e alla tutela dell’essere umano.
Prima di perderci.
Dott. Valentino Soramaè
Venezia 08 luglio, 2022
Bibliografia e note:
01 – https://rwmalonemd.substack.com/p/the-biological-weapons-convention
05 – Wiley – Il biopotenziamento morale obbligatorio dovrebbe essere privo di consenso
08 – Drug Discovery Today – DREADD: nuovi strumenti per la scoperta e lo sviluppo di farmaci