“Il Premio Nobel è un’onorificenza di valore mondiale attribuita annualmente a personalità viventi che si sono distinte nei diversi campi dello scibile umano, apportando «i maggiori benefici all’umanità» per le loro ricerche, scoperte e invenzioni, per le opere letterarie, per l’impegno in favore della pace mondiale“.
Questa è la definizione che Wikipedia attribuisce al “Premio Nobel”, ma se guardiamo alla storia di tale istituzione a partire dalle ragioni per cui è nata troveremo tale definizione alquanto ipocrita.
Alfred Nobel, promotore e fondatore del celebre premio, era un imprenditore diventato molto ricco verso la fine dell’Ottocento grazie ai circa 355 brevetti tutti relativi all’invenzione di strumenti di morte, tra cui l’invenzione della dinamite che fu il suo più importante progetto, quindi tutt’altro che un filantropo.
Nel 1888 morì suo fratello Ludvig Nobel e alcuni giornali francesi, pensando che il defunto fosse l’inventore della dinamite, uscirono pubblicamente con un necrologio molto tagliente:
«Le marchand de la mort est mort! Le Dr Alfred Nobel, qui fit fortune en trouvant le moyen de tuer le plus de personnes plus rapidement que jamais auparavant, est mort hier» ovvero:«Il mercante di morte è morto! Il dottor Alfred Nobel, che fece fortuna trovando il modo di uccidere più persone possibili, più rapidamente di quanto non si sia mai fatto prima, è morto ieri». Colpito dalla brutta immagine che la sua persona avrebbe lasciato ai posteri prese la decisione di mettere in atto un progetto che avrebbe cambiato per sempre tale immagine, ovvero “essere ricordato per ciò che non era mai stato” (un filantropo e uomo di pace) piuttosto che passare per ciò che era stato (un produttore di strumenti di morte).
In pratica con l’istituzione del “Premio Nobel” fondò una vera e propria agenzia di marketing che tale è rimasta fino ai giorni nostri.
Non solo il peccato originale ci svela l’ipocrisia di tale istituzione, ma la storia delle attribuzioni del prestigioso premio ci racconta molto riguardo all’equivoca onorificenza. Infatti, tale storia è piena di assurde attribuzioni a volte tecnicamente sbagliate e altre volte evidentemente “volutamente” sbagliate.
Nel 1918 il premio per la chimica fu assegnato al tedesco Fritz Haber per aver sintetizzato ammoniaca a partire da gas di idrogeno e azoto. Durante la Prima guerra mondiale Haber non solo era stato un convinto sostenitore dell’uso delle armi chimiche contro il nemico, ma aveva partecipato attivamente al primo grande attacco chimico della storia a Ypres in Belgio nel 1915, dove l’uso del cloro uccise migliaia di soldati nelle trincee.
Nel 1949 il premio per la medicina andò all’inventore della lobotomia, il medico portoghese Antonio Egas Moniz autore della prima lobotomia medica controllata. Ancora più inquietante fu la motivazione: “una delle più importanti scoperte mai fatte nel campo della terapia psichiatrica“.
Ma il peggio di sé l’Accademia lo diede certamente con i premi per la pace e per l’economia.
Nel 1973 il prestigioso premio per la pace venne assegnato a Henry Kissinger ex equo con Le Duc Tho. Kissinger aveva appena appoggiato il golpe militare in Cile ed era responsabile della campagna segreta di omicidi di leader politici e colpi di stato messi in atto in America Latina sotto lo scudo della Cia (Operazione Condor), portata avanti per l’intero decennio degli anni Settanta e che aveva generato un clima di terrore fatto di tortura e morte in molti paesi del centro e sud America.
Nel 1976 l’Accademia assegnò il premio per l’economia a Milton Friedman.
Il premio a Friedman fu un’operazione marketing straordinaria; non solo l’arrogante signore non aveva inventato nulla, più che altro aveva scopiazzato le teorie di Friedrich August von Hayek (già Premio Nobel per l’economia nel 1974) in cui si criticava le ingerenze degli stati in economia, ma Friedman grazie al premio diventò anche “l’autorevole promotore della dottrina neoliberista”. Un autentico showman del disastro economico occidentale che ancora oggi sta portando alla rovina milioni di famiglie. Friedman fu esaltato come grande economista da Ronald Reagan e da Margaret Thatcher ma altro non fu che l’attore di un piano di sovversione economica. Alla cerimonia per la consegna del premio Milton Friedman (caso forse unico nella storia del Nobel) fu contestato da un cittadino cileno il quale urlò “Friedman vai a casa. Friedman vai a casa. Lunga vita al popolo cileno. Libertà. Fermiamo il capitalismo“. Il contestatore venne fatto portare via e l’arrogante cerimoniere liquidò con cinica ironia l’accaduto sotto l’applauso scrosciante degli ipocriti astanti. Notizia rilevante è che Friedman non solo corrispondeva con il dittatore Pinochet dando consigli in economia, ma aveva addirittura facilitato l’ascesa nel governo di Pinochet dei suoi Chicago Boys.
Se il premio per l’economia a Friedman può essere sembrata una straordinaria operazione di marketing quello per la pace assegnato al “democratico” presidente Barack Hussein Obama nel 2009 con la motivazione: “per i suoi sforzi straordinari volti a rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli” mette definitivamente a nudo il carattere manipolatorio della “prestigiosa istituzione”. Obama fu insignito del Nobel per la pace a soli pochi mesi dal suo insediamento alla Casa Bianca quando ancora nulla aveva fatto se non qualche buona dichiarazione rimasta poi inattesa. Sarebbero bastati pochi minuti per “googlare” il presidente e scoprire che la sua campagna elettorale era stata finanziata da: J.P. Morgan, Goldman Sachs, City Group, General Electric e altre importanti imprese tutte legate a filo doppio con i colossi privati della difesa, dell’informatica e ultime ma non per importanza le Big Pharma, generando così il dubbio sulla scelta del vincitore del premio. Con la partecipazione degli Stati Uniti a ben 7 guerre durante il suo mandato Obama si è meritato l’appellativo di “Presidente di guerra”; con il maldestro intervento in Siria si è quasi rischiato un terzo conflitto mondiale, ma questa è solo la punta dell’iceberg del carattere violento e persecutorio del presidente democratico: sotto la sua amministrazione con la copertura giuridica del “segreto di stato” sono state moltiplicate le deportazioni, le torture, le intercettazioni di massa (intercettate 1,7 milioni di email e comunicazioni varie), ha indebolito un istituzione sacra per la verità come WikiLeaks e ha accusato di spionaggio Assange, ha dato il via ad una proliferazione massiva di enti per la sicurezza (circa 3000 quelle note al pubblico). In un famoso intervento dichiarò apertamente: “Io credo che gli Stati Uniti debbano rimanere i portabandiera nella conduzione della guerra”.
Contrariamente a Obama, un personaggio straordinario come il Mahatma Gandhi nonostante il suo grande contributo all’umanità e nonostante abbia ricevuto ben cinque candidature (1937, 1938, 1939, 1947, 1949 a pochi mesi dal suo assassinio) non è mai stato insignito del Nobel per la pace. Il fatto stesso che da regolamento il Nobel non può essere assegnato postumo e non può essere ritirato in caso il premiato si macchi di atti contrari all’ideale espresso dal premio regala alla commissione assegnataria un grosso alibi.
A svelare la vera natura del Premio Nobel non è solo la storia fin dalla nascita di questa istituzione ma si aggiungono le dichiarazioni di due importanti personalità del ‘900 che quell’ambiguo premio lo rifiutarono.
Nel 1964 il filosofo e scrittore francese Jean Paul Sartre rifiuta il Premio Nobel per la letteratura accompagnando il suo rifiuto con la seguente dichiarazione:
«Ho rifiutato il premio Nobel per la letteratura perché rifiuto che qualcuno consacri Sartre prima della sua morte. Nessun artista, nessuno scrittore, nessun uomo merita di essere consacrato da vivo, perché ha il potere e la libertà di cambiare del tutto. Il Premio Nobel mi avrebbe innalzato su di un piedistallo allorché non avevo ancora terminato di fare delle cose, di esercitare la mia libertà, di agire e di impegnarmi in prima persona. Ogni mia azione successiva sarebbe stata futile. Non sarò mai depositario del Premio Nobel, fin quando potrò ancora agire rifiutandolo». “Il Premio Nobel mi avrebbe innalzato su di un piedistallo” è proprio questa affermazione a mio avviso che di fatto consacra l’istituzione del Nobel a mera agenzia di marketing. Di nuovo paragonando il pensiero di Sartre con il modello negativo di Obama, Sartre rifiuta l’idea del riconoscimento a carriera solo iniziata, lo considera un piedistallo che inevitabilmente preclude un certo tipo di libertà personale non gradita all’establishment. Pensiero che non appartiene certo a Obama.
Nel 1925 George Bernard Shaw, celebre scrittore, drammaturgo, linguista irlandese rifiuta il denaro del Premio Nobel e accompagna il suo rifiuto con un’affermazione molto sarcastica: «Posso perdonare Alfred Nobel per aver inventato la dinamite, ma solo un demone con sembianze umane può aver inventato il Premio Nobel». Sembra quasi che Shaw con questa affermazione particolarmente forte voglia indicare la vera essenza del Premio Nobel ovvero un’istituzione atta a vestire il diavolo da essere umano.
In sintesi, la storia e le affermazioni di celebri personaggi confermano in maniera solida il vero scopo della “prestigiosa istituzione”: un’autorevole agenzia di marketing che offre servizi al miglior offerente.
L’attribuzione del premio 2023 per la fisiologia e medicina nel metodo e nel merito a Katalin Karikó già vicepresidente della Biontech (Pfizer) ci svela in qualche modo come già avvenne per Obama chi è in questo caso il “miglior offerente”. Il mondo oggi più che mai avrebbe bisogno di un’istituzione che premi realmente persone che in maniera virtuose contribuiscono al progresso della civiltà, un istituzione composta da liberi pensatori, liberi scienziati e veri uomini di pace ma la domanda che ci poniamo è: “Tali persone esistono ancora?”.
Maurizio Cosenza
Dipartimento Interni e Rapporti politici CLN