20 Agosto 2022
Già Generazioni Future, la società cooperativa di mutuo soccorso intergenerazionale erede del Comitato Rodotà www.generazionifuture.org, nasceva con un obiettivo politico chiarissimo: ricostruire, oltre la rappresentanza, attraverso la partecipazione stimolata da innovazione istituzionale, quella maggioranza popolare che, nei referendum del giugno del 2011, aveva dichiarato, poi inascoltata, di voler respingere la logica neoliberale della privatizzazione e del saccheggio dei Beni Comuni. Eravamo convinti, e lo siamo più che mai oggi, che tale maggioranza di 26 milioni di persone, se interpretata in modo onesto e competente, potrebbe sollevare le sorti del nostro Paese, umiliato e colonizzato da un atlantismo finanziario cinico e spietato.
Nonostante diversi scossoni, Generazioni Future ha attraversato indenne le acque procellose dell’emergenza pandemica per una sola ragione: abbiamo tenuto il timone fermo sulla linea dell’intransigente difesa dei diritti e della legalità costituzionale, senza farci fuorviare da vere o presunte emergenze sanitarie.
Non abbiamo preso partito sull’origine della pandemia, ma non abbiamo fatto alcuno sconto ad un potere politico che, approfittando dell’emergenza dichiarata dall’OMS, non si è più accontentato di saccheggiare e privatizzare beni pubblici e comuni annullando ogni diritto sociale, ma ha alzato il tiro. Dalla gerarchia delle fonti all’eguaglianza formale di cui all’art.3 della Costituzione, fino a diritti di primissima generazione, dalla proprietà privata alla salute, alla privacy, all’integrità personale, al principio lavoristico, nulla si è salvato.
Quando è apparso chiaro che sotto gli occhi inespressivi e inebetiti di una cittadinanza terrorizzata, le massime cariche dello Stato (compresa la suprema istituzione di garanzia, ossia al Presidenza della Repubblica) si sono macchiate del più grave tradimento costituzionale della nostra storia repubblicana, non si poteva che alzare la voce invocando il diritto dovere di resistenza e promuovendo uno sforzo culturale ed organizzativo all’altezza della situazione.
Dal novembre del 2021, Generazioni Future ha così fatto da incubatore alla Commissione DuPre e dal gennaio 2022 del risorto Comitato di Liberazione Nazionale, sciolto nel ’46 e ora nuovamente necessario in Italia a causa di una nuova occupazione delle nostre istituzioni e del nostro territorio, ora come allora ispirata da ideologia autoritaria e fascista, che indossando le vesti di un estremismo finanziario atlantista ci ha trascinati in una nuova avventura bellica.
Il nuovo CLN, a differenza di quello del ‘43 che operava in condizioni belliche conclamate, deve liberarci da un regime parimenti infame che si ammanta di retorica democratica, addomesticando in tal modo una pubblica opinione ammansita da ogni tipo di strategia di manipolazione mediatica.
Di fronte al dilagare dell’illegalità pubblica e privata il CLN ha fatto della legalità dei Beni Comuni la sua bandiera. Ci siamo dati regole trasparenti, formalizzate in uno statuto. Abbiamo convocato piazze di proposta, i nostri Caucus, vere agorà decisionali aperte a chiunque: le abbiamo così legittimate attraverso la logica dell’accesso, tipica delle istituzioni dei Beni Comuni. Così facendo, siamo riusciti a selezionare, con la partecipazione di qualche migliaio di cittadini in poco più di tre mesi, un Coordinamento Nazionale genuinamente espressione del popolo, radicando il CLN in ogni Regione e in molte provincie e presto ci saranno altri CLN in ogni provincia d’Italia e in molti comuni. Vogliamo essere pronti all’autunno caldo con CLN in tutti i comuni e in molti quartieri. Avremo così dei veri e propri piccoli nuclei di azione resistente CLN pronti all’azione, azione trasparente e non violenta, per concrete campagne nazionali che smaschereranno gli oppressori e li sfiancheranno fino alla loro cacciata. Saremo pronti a confrontare il potere con i nostri corpi, emancipati dalla dimensione puramente virtuale in cui ormai si è ridotta la rappresentanza partitica.
Consideriamo le elezioni del 25 settembre, convocate in modo incostituzionale, senza il rispetto di alcuna forma (che nel costituzionalismo è sostanza), il nadir della democrazia costituzionale in Italia. Per questo il CLN, nato per unire il popolo libero, non poteva che restare neutrale fra le forze del dissenso che vogliono partecipare e quelle che non vogliono farlo. Lo spettacolo è imbarazzante: il PD e i 5 Stelle, protagonisti di tutti i governi del biennio della vergogna costituzionale, che invocano l’antifascismo per fermare Meloni e Salvini, sono come il bue che dà dell cornuto all’asino. Meloni, come Zelenski, è una fascista che prende ordini dalla Nato. Draghi, Conte, Letta e Speranza sono della stessa risma. Vanno cacciati a tutti i costi, processati e condannati insieme al loro mandante Mattarella.
Molti Italiani, forse addirittura una maggioranza, se ne sono accorti, ma le urne non bastano per un’alternativa efficace: non si può battere un sistema corrotto basandosi sulle sue regole. In queste condizioni la scelta sul voto o non voto non ha più un particolare valore politico. Diviene una scelta personale, rispettabilissima come tutte le scelte personali.
Come politicizzare, dunque, l’attuale situazione italiana per evitare la distrazione di massa della campagna elettorale? Mentre il ceto politico si accapiglia per i privilegi del seggio, il vero potere opera incontrollato, stanziando miliardi per l’Ucraina, privatizzando ogni risorsa inclusa l’acqua, facendo profitti osceni sulla nuova Economia di Guerra, come quelli dell’ENI sull’energia, infischiandosene del principio di precauzione elettromagnetica e nascondendo i risultati spesso letali del crimine perpetrato con la vaccinazione imposta ad adulti, vecchi e bambini.
Per questo, bisogna resistere alla divisione fratricida del fronte antisistema che le elezioni stanno causando. Serve gettare un ponte al “dopo 25 settembre”. Serve una prima prova di mobilitazione nazionale del CLN per capire di quali energie davvero politiche possiamo disporre per far fronte allo scontro in autunno e determinare – con coraggio, creatività e assoluto ripudio della violenza – le condizioni che in Portogallo portarono alla cacciata del salazarismo attraverso la Rivoluzione dei Garofani, o quelle che consentirono in Polonia al popolo di Danzica di cacciare Jaruzelski. Faremo di Piombino la Danzica di Draghella!
Già molti nelle forze dell’ordine sentono il bisogno di opporsi al regime e saranno queste forze, mandate contro di noi per massacrarci, a capire chi sta con la legalità e la Costituzione, girando le baionette contro gli oppressori, arrestandoli e consentendo al popolo di processarli e condannarli. Ricordiamocelo: è il popolo, con le sue tasse che paga i militari, la polizia e le corti di giustizia! Questi devono servire il popolo e la Costituzione, non gli impostori e gli usurpatori.
Nell’attesa del momento opportuno per la liberazione nazionale, noi costruiamo nuove istituzioni di popolo, perché solo il rinnovamento istituzionale e la ferrea disciplina delle avanguardie militanti può farci evitare disordini e violenze, scongiurando le infiltrazioni e le provocazioni. Prima i Caucus, ora il Resistendum, e in seguito altri assetti sempre più sofisticati, fino a corti popolari che dovranno processare gli usurpatori.
Così come l’infrastruttura repressiva dello Stato costituzionale è del Popolo, altrettanto lo sono le urne elettorali che costano all’Erario oltre trecento milioni di euro. Denaro inutile e sperperato se il popolo non può trovare una proposta trasformativa realizzabile.
Ed ecco allora la prospettiva del Resistendum, un referendum popolare propositivo autogestito su temi sui quali mai il popolo potrebbe essere chiamato a pronunciarsi tramite canali ufficiali, e sui quali tuttavia vuole pronunciarsi. La Guerra e la NATO; il governo della salute pubblica e l’OMS; l’Europa e la sovranità monetaria. Tre quesiti propositivi rivolti a tutto il Popolo italiano. Il 25 settembre sperimenteremo un nuovo embrione di democrazia partecipativa che allo stesso tempo sarà una prova generale della nostra capacità di mobilitazione. Il 25 il Popolo rivendicherà il proprio diritto di usare le urne per esprimersi davvero. Ci pronunceremo utilizzando quelle stesse urne che con le nostre tasse abbiamo pagato.
Ugo Mattei
Comitato di Liberazione Nazionale